Accezioni ed espressioni negative (persone):
che faccia di cazzo!: a seconda del tono in cui viene detto, può avere diversi significati: una persona sgradita, soprattutto perché antipatica di primo acchito; oppure una persona dai lineamenti somatici non particolarmente belli; o anche una persona sfacciata (quindi una variante di "faccia di bronzo").
testa di cazzo (ma anche cazzone): persona stupida, ignorante o stolta, priva di raziocinio, totalmente refrattaria a qualsiasi tentativo di migliorarla o farla ragionare (può essere riferito anche ad una donna); è talvolta enfatizzato con un aggettivo rafforzativo, p.es. è un'emerita testa di cazzo.
capa di cazzo o cap'e cazze: corrisponde in napoletano a "testa di cazzo".
cazzone: persona stupida, non intelligente o incompetente (nonostante si arroghi, invece, autorevolezza).
un cazzo all'erta: in napoletano "nu cazz'allerta" corrisponde a "cazzone".
cazzaro, cazzarone, cazzataro: persona che dice cazzate (vedi più sotto) anche detto sparacazzate (spesso usato in tono familiare o ironico).
fancazzista: colui che non fa un cazzo, ossia un lavativo o un perdigiorno, chi è solito perdere tempo o fare poco o nulla (e si dedica quindi al fancazzismo).
cazzonaro: come fancazzista (vedi sopra), ossia persona particolarmente svogliata e demotivata.
cacacazzo o cagacazzo o cacacazzi: vien detto di persona che dà fastidio o crea problemi (dall’espressione "cacare il cazzo", vedi più sotto).
rompicazzo: sinonimo di "cacacazzo" (vedi più sotto "rompere il cazzo").
sei un cazzo di stronzo o sei uno stronzo del cazzo: rafforzativo che sta per "proprio" (sei proprio uno stronzo!)
Accezioni ed espressioni negative (situazioni):
eccheccazzo!: esclamazione di una persona in collera e spazientita;
incazzarsi: arrabbiarsi, perdere il controllo di sé (usato indifferentemente da uomini e donne), da cui incazzato ed il sostantivo incazzatura.
scazziarsi: in napoletano significa "litigare verbalmente" o "venire alle mani".
cazziare: in napoletano significa sgridare, rimproverare (da cui il sostantivo cazziata o cazziatone, che indica una furiosa sgridata o un pesante rimprovero);
cazzimma: termine napoletano, alquanto difficile da tradurre, che si attribuisce ad una persona egoista ed arrivista, spesso priva di scrupoli, che prova un sottile piacere nell'arrecare volutamente un danno, un'arrabbiatura o un dispiacere ad altri ("Quello tiene una cazzimma...!" opp. "E che cazzimma!").
rompere il cazzo: sinonimo più volgare di "rompere le scatole" (Mi hai rotto il cazzo = mi hai veramente scocciato); in senso passivo significa invece "mi sono stufato, seccato, annoiato".
cacare / cagare il cazzo (sinonimo di "rompere il cazzo"): dare fastidio in maniera insopportabile a qualcuno (vedi più sopra "cacacazzo").
stare sul cazzo opp. darmi sul cazzo: essere di fastidio a qualcuno, rompere le "scatole", essere una persona insopportabile e decisamente non gradita.
levarsi dal cazzo: detto a chi "sta sul cazzo", a chi dà fastidio; invito a farsi da parte, a scomparire, a togliersi dai piedi.
scazzarsi: indica una situazione di tedio, fastidio, indisponenza, poca voglia di affrontare un problema o continuare un lavoro (da cui sentirsi scazzato ed il relativo stato d'animo, lo scazzo).
non saperne un cazzo, non capirci un cazzo, non valer un cazzo, non vedere un cazzo, non me ne frega un cazzo: in tali locuzioni (e molte altre simili, costruite sempre con l'avverbio di negazione + un verbo) il termine viene utilizzato come sinonimo di "nulla", "niente".
cazzata: una affermazione oppure un’azione qualsiasi che sia stupida, sciocca, o priva di senso ("dice / spara / fa cazzate": vedi più sopra cazzaro); oppure un’azione decisamente sconsiderata, pericolosa, dannosa ("Ha fatto veramente una grande cazzata!"). Nelle versioni edulcorate il termine viene talora reso con cassata.
cazzi amari, cazzi acidi, cazzi da cagare, cazzi per il culo: queste espressioni - sinonimiche fra loro - indicano gravi problemi previsti in futuro, o conseguenze nefaste. In dialetto romanesco l'espressione e mo so' cazzi indica appunto l'arrivo di problemi, di situazioni o di conseguenze spiacevoli.
del cazzo: di nessun valore, importanza o interesse: "questo è proprio un romanzo del cazzo" "siamo giunti in un paese del cazzo"; opp. da niente, stupido, assurdo: "ha un atteggiamento del cazzo", "è un divertimento del cazzo"; opp. spiacevole, pessimo, bruttissimo: "è una situazione del cazzo" "è stata una giornata del cazzo"; in locuzioni esclamative esprime forte disappunto o irritazione: "spegni quella radio del cazzo!"
alla / a cazzo di cane: si dice di azione o attività eseguita malamente, a casaccio, con imperizia, maldestramente, in modo sconclusionato, senza criterio.
alla cazzo / alla cazzo e culo: stesso significato di "alla cazzo di cane".
col cazzo che…: espressione di risoluto diniego, con valore rafforzativo in sostituzione di una negazione ("col cazzo che vengo al cinema!"), col senso di "neanche per idea; non se ne parla proprio; non pensarlo neppure; figùrati se".
Accezioni ed espressioni neutre:
cazzo!: espressione di meraviglia e di sorpresa, sia riguardo avvenimenti positivi che negativi.
alla faccia del cazzo!: esclamazione di stupore, di sorpresa, sinonimo di "càspita", "perbacco", "non l'avrei mai detto", o semplicemente di "alla faccia!"
capo de cazzo opp. capo de cazzottella: espressione (romanesca?) di sorpresa e meraviglia simile all'espressione "alla faccia del cazzo".
cazzarola: termine che oggi viene comunemente collegato alla parola "cazzo" ma che in realtà deriverebbe da "casseruola": non ha un significato specifico, e viene usato come un intercalare che all'interno di una frase serve da rafforzativo del concetto da esprimere; oppure è un intercalare che indica stupore, meraviglia.
grazie al cazzo: espressione di risposta ad un'affermazione ovvia e di nessuna utilità. Ingentilito talora con il detto "Grazia, Graziella e grazie al cazzo".
salcazzo: da "sa il cazzo", viene usato nel senso di "chissà" ("Stasera verranno Maria, Marco, Giovanni e salcazzo chi altro ancora").
che cazzo dici / fai / vuoi? non voglio un cazzo: locuzioni dalle quali si evince l'utilizzo sinonimico estensivo che viene fatto del termine nel parlare comune (nella domanda sostituisce il termine "cosa" - cosa vuoi? - mentre nella risposta il termine significa "nulla / niente" - non voglio niente).
sono cazzi miei / tuoi; fatti i cazzi tuoi: in tale locuzione il termine è sinonimo di "fatti", "affari", "problemi".
sto cazzo!?: espressione romanesca con accezione esclamativa di ammirazione; ovvero di scetticismo e negazione.
'sti cazzi: espressione romanesca che si è andata diffondendo nel resto d'Italia col significato di "non me ne importa nulla / non mi riguarda", riferita a cosa e/o affermazione di scarsa importanza. Nel nord Italia viene spesso usata per mostrare stupore o ammirazione (simile a "perbacco"), similarmente al romano 'sto cazzo. È sempre più in uso anche nel senso di "col cazzo che...": "'Sti cazzi se lo aiuto!" (Figurati se lo aiuto! Non se ne parla proprio che lo aiuto!).
Accezioni ed espressioni positive:
cazzeggiare: è un termine che sta per "passare il tempo trastullandosi nell'ozio, lavorando il meno possibile o facendo innocue cazzate", il cui fine è la semplice occupazione del proprio tempo libero.
cazzuto: persona abile e capace, coraggiosa o impavida; detto anche di persona robusta, virile, forte; oppure giovane particolarmente dotato.
cazzomatto: espressione con cui si intedere una persona buontempona, un mattacchione.
a cazzo dritto: espressione che sostituisce la parola "sicuramente", ad esempio: verrò all'appuntamento a "cazzo dritto" (verrò all'appuntamento sicuramente).
La parola, idealmente seguita da un punto esclamativo, viene spesso usata come interiezione o reazione di sorpresa / opposizione rispetto ad un evento del tutto inaspettato e/o sgradito. Questo uso, tuttavia, viene considerato piuttosto volgare e disdicevole (non a caso nel doppiaggio in italiano dei film in lingua inglese sostituisce spesso l'esclamazione "fuck!" (letteralmente fòttere). Provocò invero una certa sensazione negli anni 'settanta l'esclamazione di questa parola da parte di Cesare Zavattini in un programma radiofonico, in epoche in cui alla RAI la lista delle parole vietate comprendeva anche il "piede".